martedì 28 aprile 2015

Le pagelle di Ben - L'Analista di Simone Ieri

Caro Simone,
se in quel lontano 1984 ci avessero detto che un giorno noi due saremmo riusciti a scrivere qualcosa probabilmente ci saremmo messi a ridere entrambi. Noi, neo ragionieri programmatori, pronti a fare da pionieri nel mondo informatico.
Abbiamo avuto modo di parlare della nostra scrittura durante questi anni, confrontandoci e seguendo da lontano l'uno il cammino dell’altro.
Quando mi comunicasti che il tuo libro sarebbe stato pubblicato fui sinceramente felice, come lo fui quando mi arrivò per posta, e in questo senso sei riuscito a farmi emozionare ancor prima di iniziare la lettura del tuo romanzo. Sì, perché questo mi ha fatto tornare in mente i tempi in cui scoprii la scrittura, con tutto ciò che ne è seguito fino al momento in cui mi sono dedicato ad altro, lasciando qualcosa di incompiuto nel cassetto che, grazie al tuo libro, probabilmente riprenderò in mano. La tua esperienza ha risvegliato qualcosa in me, facendomi sentire ancora vive le emozioni che provavo quando uno scritto stava per trasformarsi in libro.
Per tutti questi motivi stavolta dovrò stare molto attento a non farmi influenzare dall’amicizia che ci lega, cercando di valutare in modo imparziale il tuo operato.


Questo romanzo ci catapulta in un mondo fatto di spie, agenti segreti, intrighi internazionali, dove nessuno può fidarsi di nessuno, ma dove si è pronti a mettere in pericolo la propria vita pur di salvare quella di molti altri.
L’inizio è un po’ complesso, guai a perdere la concentrazione, poi man mano che le pagine si susseguono il romanzo si distende, diventando piacevole quando la matassa comincia a dipanarsi.
L’Analista viene richiamato, suo malgrado, per risolvere un problema che può sfociare in una distruzione di massa. Per svolgere quel lavoro, unico al mondo in grado di farlo, ha bisogno di protezione e di un luogo dove nessuno, soprattutto chi vuole ucciderlo, possa trovarlo. A proteggerlo verrà inviata una donna con la quale nascerà qualcosa di più che un rapporto professionale. Ma i due dovranno affrontare molte avventure prima dell’epilogo finale che fornirà ulteriori sorprese.
Lo stile è veramente incalzante, come sta scritto sulla quarta di copertina, reso tale dall’utilizzo della punteggiatura e dal ritmo dettato dal susseguirsi di capitoli brevi, che invogliano a chiuderne uno per aprirne subito un altro.
La trama è avvincente, fino all’ultima pagina.
A fine lettura mi è rimasto un dubbio, ma questa volta avrò il privilegio di poterlo chiarire direttamente con l’autore. Non è cosa che capita di frequente.
Un’ultima considerazione: l’Analista doveva analizzare documenti scritti e fra questi cercare e interpretare anche ciò che non era scritto. Poi dopo aver messo insieme carte, informazioni, notizie, silenzi, bilanci di società, operato dei mercati e quant’altro, arrivava a ricomporre tutte le tessere del puzzle fornendo la soluzione.
Con questo romanzo il lettore si ritroverà a fare altrettanto, scoprendosi a sua volta, analista.

Voto di Ben: 7

martedì 21 aprile 2015

Quella strana voglia

Ci sono periodi in cui non riesci a trovare un minuto di tempo da dedicare a te stesso. Il tempo trascorre, velocemente, e lo impieghi tutto facendo qualcosa. Nemmeno tu sai come riesci in tutto ciò. 
Poi ti ritrovi ad avere qualche impegno in meno e ti sembra di avere un sacco di tempo a disposizione, tanto che hai l'impressione di non avere niente da fare.
Ti arriva un libro di un amico, cominci a leggerlo, e subito pensi che potresti riprendere in mano almeno una di quelle due trame che giacciono nel cassetto da molto tempo.
Poi vai a teatro a vedere un musical nel quale canta e recita un altro amico e subito pensi che potresti rimetterti a scrivere qualcosa per il palcoscenico, magari inserendoci qualche canzone.

Il tuo cervello non ha fermezza, forse non sei più abituato a rilassarti.
Idee, pensieri, idee, pensieri.
E quella strana voglia di ricominciare.







martedì 14 aprile 2015

Abetone 2015 - Week-end in famiglia

L’inizio è stato un po’ tribolato, tanto da far pensare alla sospensione dell’iniziativa, visti anche gli esiti dell’uscita autunnale. Ma poi, non senza incertezze, la macchina si è messa in moto e tutto ha assunto le sembianze di una scommessa, per la partecipazione dei ragazzi e, soprattutto, per quella dei genitori, direttamente chiamati ad essere co-protagonisti per una giornata di questo week-end in famiglia.
Famiglia: di questi tempi un argomento che può essere scottante.
Arrivo, sistemazione, gruppo, e la prima bella sensazione, perché i ragazzi partecipano, sono vogliosi, non danno cenno di noia o cedimento. Il tempo passa in fretta e non riusciamo a terminare tutto quello che viene proposto dai testi. Le domande “scottanti” per i genitori sono pronte. Mi rendo conto di essere l’unico genitore dei presenti e mi piacerebbe tanto rispondere ad alcune di quelle.
I ragazzi sembrano cambiati rispetto all’ultimo ritiro, eppure sono passati solo pochi mesi.
La sera tutti prendono parte ai giochi con una sana carica agonistica che non guasta e che rende vivace la gara, intervallata da un po’ di musica.
Avverto una bella atmosfera. Mi sento a mio agio con i ragazzi e con gli altri animatori.
Un amico mio direbbe: “Sembra una di quelle strane congiunzioni astrali che difficilmente si ripetono.”
Poi capita un imprevisto e, si sa, di quelli tutti vorremmo farne a meno.
Eppure anche quello permette di conoscere qualcosa di più di altre persone, carpire un desiderio, captare uno stato d’animo, un momento di difficoltà o di paura, ma anche di speranza, ed anche dall’imprevisto esci in qualche modo rafforzato. Ed è stato bello vedere la partecipazione emotiva di alcuni ragazzi. Ah, quanto mi sarebbe piaciuto conoscere le parole di quella preghiera silenziosa, mano nella mano nel salone, prima della buonanotte!
Poi, dopo una viaggio fra le buie curve di montagna, arriva il momento di chiudere gli occhi.
Solo poche ore, forse, e l’alba di una bella giornata serena ci accoglie fra le sue braccia.
Sveglia, colazione e partenza per la passeggiata.
Nuove emozioni, fra le quali la sorpresa di apprendere che un ragazzo di tredici anni può commuoversi ascoltando le parole di una canzone di un rapper, dimostrando una sensibilità che stride con l’apparenza che dà di sé.
Rientro, giochi nel salone in attesa del pranzo.
E mentre i primi genitori arrivano, i ragazzi, questa volta quelli più grandi, mi fanno il regalo di farmi ascoltare una canzone musicata da loro. Ed io sono costretto a… tacere.
Il pranzo è servito.
Ci raduniamo tutti quanti nel salone. E’ il momento delle domande “scottanti” preparate dai ragazzi per i genitori. 
Via, si parte. Domanda, risposte. Domanda, risposte. Domanda, risposte.
E’ un bel dibattito. I genitori sono molto attivi e non si tirano indietro, tanto che il buon moderatore è quasi costretto a tagliare per lasciare spazio alle altre domande.  
Ed è bello vedere con quale energia i genitori liberano il fanciullo che è in loro in occasione dei giochi, lasciandosi andare, scoprendo o riscoprendo la bellezza del gioco, del puro divertimento.
Liberi, appunto, senza alcun tipo di timore.
Sembra troppo bello per essere vero. Da anni non respiravo questa atmosfera di complicità fra i presenti.
La Santa Messa conclude il week-end in famiglia.
Sono contento: per i ragazzi, per i genitori, per chi ha cercato di dare il meglio di sé per la riuscita dell’iniziativa e vorrei che tutti provassero quello che sto provando io. Lo so, in fondo, si dirà, è solo un ritiro. Ma le emozioni è bello viverle, sempre.
E’ il momento dei saluti e vorrei dare un abbraccio a tutti.
Abbraccio: che bella parola! E’ una delle tre parole che a me piacciono molto e che iniziano tutte per “A”: “A” come abbraccio, “A” come amicizia, “A” come amore.
Per questa occasione ce n’è una in più, che le unisce tutte quante: “A” come Abetone.



venerdì 3 aprile 2015

mercoledì 1 aprile 2015

Le pagelle di Ben - L'ora di lezione di Massimo Recalcati


Vidi la trasmissione televisiva in cui l’autore presentava questo libro. Mi appuntai sul cellulare una frase che mi aveva colpito: “Un’ora di lezione può cambiare la vita”, che poi è la stessa che è scritta in quarta di copertina. Lo comprai e con la curiosità di un bambino cominciai a leggerlo.
Si parla di scuola, di insegnanti, d’insegnamento, e di quel che resta.
Ma l’approccio è stato difficile per me, che da subito ho avuto l’impressione di leggere un saggio per addetti ai lavori, che so io, filosofi, psicanalisti o simili.
E allora la lettura non è andata avanti sciolta, tanto che per leggere due terzi del libro ho impiegato vari mesi, con la voglia matta di abbandonare.
Se avessi dovuto dare un voto a questa parte soltanto, sarebbe stato un bel quattro.
Ma poi è arrivato il capitolo quinto, l’ultimo prima dell’epilogo. E qui il libro ha cambiato faccia, assumendo le sembianze di un romanzo. E allora la lettura ha preso a scorrere, tanto che in una sola sera, a letto prima di addormentarmi, ho terminato il libro tutto d’un fiato.
L’autore ha preso a parlare dell’insegnante che ha cambiato la sua vita, che lo ha fatto innamorare del sapere, che ha aperto in lui nuovi mondi e nuovi orizzonti, trasformando un ragazzo spesso considerato ritardato in una persona dalle capacità superiori ad altri. Come troviamo scritto all’interno: “… il sapere che si trasforma in un oggetto erotico, il libro in un corpo.” E tutto grazie a quella prima ora di lezione con quella insegnante che lui arriva ad amare proprio per le sua capacità di insegnamento.
Questa parte finale è molto coinvolgente emotivamente. L’autore riesce a trasmettere le sue sensazioni ed i suoi sentimenti attraverso un linguaggio dolce, attraverso slanci emotivi e nostalgici allo stesso tempo, fino al rammarico di non aver avuto modo di rivedere e parlare con questa insegnante, perché nel tentativo di rimettersi sulle sue tracce scopre che è già morta.
E qui il lettore scopre di aver perso una persona alla quale si era affezionato come se quella insegnante fosse stata anche la sua.
Decisamente un libro a due facce, con la seconda veramente bella.
Un libro che dovrebbero leggere tutti quelli a cui stanno a cuore le sorti della scuola e dell’insegnamento, a partire dagli studenti e dai loro genitori.
Voto di Ben - 7