venerdì 20 marzo 2015

E poi arriva il sabato


Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia

Anche per me è il giorno più bello della settimana.
Quando ero ragazzo lo preferivo perché segnava la fine della settimana scolastica. Il pomeriggio del sabato era, per me, l'unico pomeriggio libero dallo studio. La domenica, infatti, riprendevo per farmi trovare pronto il lunedì.
Era il pomeriggio dedicato alle uscite, agli amici e a tutto quello che mi faceva dimenticare la scuola, almeno per qualche ora.
Poi, con l'ingresso nel mondo del lavoro, è diventato inizialmente il giorno dedicato alle necessità familiari, ma è durato poco, perché cambiando lavoro è diventato un mezzo giorno lavorativo e ancora oggi è così.
E allora dov'è tutta questa bellezza del sabato?
E' bella l'attesa, proprio come nella poesia del Leopardi.
Lì c'era anche un accostamento con l'età che passa, ma io voglio soffermarmi solo sull'attesa.
L'attesa, la speranza di avere del tempo da dedicare a se stessi, alle persone più care e a ciò che più ci piace fare, senza pensare alla settimana lavorativa che sta per ricominciare, come invece può accadere la domenica, soprattutto verso sera.

Se vado a vedere ciò che mi accade il sabato pomeriggio mi verrebbe quasi da dire: "Caspita, ma questa è un'altra mezza giornata di lavoro!"

Beh, in effetti, è un po' impegnativo: un pomeriggio tutto improntato all'insegna dei ragazzi, all'incontro con i ragazzi. Ed è proprio questo il bello!

mercoledì 18 marzo 2015

500!

Ogni tanto faccio una scoperta mentre esploro le pieghe più profonde del blog. Forse sarebbe meglio dire: mentre mi aggiro dietro le quinte del blog.
E così ho scoperto che quello che sto scrivendo è il post n. 500 del Rifugio.
Non sono tanti se andiamo a considerare che è aperto dal 2008 (però!). 
E allora bisogna festeggiare con qualcosa di bello!
Dunque: la prima idea è stata quella di scrivere qualcosa sulla ricorrenza di domani, la festa del papà.
Così sono andato alla ricerca di immagini che mi ricordano quella festa. E ho scovato una bottiglia di Rosso Antico, molto pubblicizzata in televisione, qualche decennio fa, per l'occasione.
Chi si ricorda quel liquore?
La seconda idea è stata quella di scrivere qualcosa che somiglia vagamente a "domani avvenne". Idea poco originale, anzi a dirla tutta, nessuna delle due originali, e per di più molto nostalgiche.
Una nostalgia forse dettata dal fatto di essere andato a visitare i blog di vecchi amici o amiche ed aver trovato questi blog nelle stesse condizioni del mio, cioè in pausa, oppure un po' abbandonati o addirittura chiusi.
Vita dura per i blog come questo ed altri, surclassati dalla rapidità dei social networks. Ricordo che la vita del Rifugio cominciò a cambiare con la prepotente ascesa di Facebook. E le piazze virtuali dove si scambiavano idee sui vari argomenti cominciarono a perdere le panchine sulle quali sedersi, a vantaggio dei social, dei veri treni ad alta velocità dove tutto passa in fretta e dove si parla di tutto e allo stesso tempo di niente.
Giorni fa ho cantato alla festa della donna organizzata dall'associazione di volontariato di cui faccio parte. Già dalla notte stessa, commenti a raffica su Facebook per la splendida serata. Ho notato il post "soltanto" il mattino dopo e mi sono detto: "Stasera, quando torno a casa, metto anch'io il mio commento".
La sera, a casa, ho dovuto cercare quel post andando a ritroso, molto a ritroso, perché molti altri post erano stati scritti e quello lì era già vecchio, finito, chiuso l'argomento. 
Cinquecentesimo post del mio caro, vecchio, Rifugio.
Che dici? Brindiamo io e te? Ma sì, dai!



Alla salute!

domenica 1 marzo 2015

Caro Rifugio ti scrivo

Così mi distraggo un po', avrebbe detto un celeberrimo artista.
Da tanto tempo non ti scrivo, eppure pochi anni fa affidavo a te tante delle mie emozioni, con la speranza di condividerle con qualcuno. E così è stato.
Proseguendo ti ho progressivamente abbandonato.
Non ho niente contro di te, sia ben chiaro, ma è mutato il mio modo di sentire e vivere emozioni, pensieri e parole (direbbe un altro celeberrimo artista).
Oggi però voglio raccontarti quello che è accaduto ieri, ma prima devo fare una piccola premessa.
Un mio vecchio compagno di scuola poco tempo fa mi ha mandato a leggere il suo primo libro che è stato pubblicato dopo tanti anni di gestazione. Non l'ho ancora letto, e appena l'avrò fatto ne scriverò qui. 
Quando mi scriveva (lavora in Cina) per chiedermi qualcosa e per comunicarmi le novità, mi faceva rivivere quello che avevo provato quando io ero nell'intento di far vedere la luce al primo romanzo, Nel mezzo della notte, che quest'anno compie dieci anni. Attraverso di lui rivivevo le emozioni di allora e non ti nascondo che per un momento ho pensato di riprendere in mano quei due manoscritti che da tempo dormono in qualche cartella del computer. 
Non l'ho fatto perché nel frattempo stavo portando avanti progetti diversi. Finiti questi non l'ho fatto perché mi piace di più portare avanti gli incontri settimanali con i ragazzi, e questo richiede preparazione ed energia, altrimenti non danno scampo. 
Ieri però, dovendo affrontare un argomento legato all'amicizia, non ho potuto fare a meno di riprendere in mano quel mio libro di dieci anni fa. Calzava alla perfezione. Ho fatto le fotocopie di un capitolo e mantenendo l'anonimato riguardo all'autore ho cominciato a leggerlo. Solo una parte, perché l'argomento ha stuzzicato subito i ragazzi.
Tutto questo ha suscitato in me altre emozioni, ma mi risulta sempre più difficile scriverne, così come mi risulta difficile scrivere della gioia che provo quando svolgo altre attività legate a loro o ad altro.
Oggi ci sto riprovando, caro Rifugio.